Stefano Rosso riveste per un attimo i panni di Trilussa e dopo il sonetto che aveva recitato nell'album "Mortacci", compone una canzone in dialetto romano intitolata "L'urtimo romano".
Stefano quando era piccolo aveva una paura tremenda che la mamma andando a lavorare venisse messa sotto mentre attraversava la strada e questo ha influenzato le liriche di questa canzone ("Fu corpa der semafero bojaccia") come lui stesso ricorda in un'intervista a Giuliano Chiaramonte.
Nella stessa intervista, che potete ascoltare alla fine dell'articolo, Stefano ci parla del titolo della canzone, profetizzando ahimé, che a breve "L'urtimo romano" poteva essere lui stesso.
Nel pezzo troviamo anche un po' di malinconia per una Roma che non c'è più ("E Ponte Sisto che nun se vedeva, pe' le gran machine e je dispiaceva...").
Stefano sceglie un arrangiamento essenziale e si accompagna solamente con una chitarra.
Simone Avincola ha scelto questa canzone per dare il titolo al bel documentario che ha realizzato in omaggio a Stefano Rosso, documentario la cui locandina potete vedere in alto nel blog.
L'URTIMO ROMANO
Quer giorno lui s'era svejato strano
Pure er bastone je tremava in mano
Ma disse:"Faccio un sarto giù d'Augusto"
Compro er giornale e vengo a casa presto
Nun salutò nemmeno Gigi er macellaro
Guardò Trilussa con un soriso amaro
E Ponte Sisto che nun se vedeva
Pe' le gran machine e je dispiaceva
Passò er semafero pe' da n'occhiata ar fiume
Le scalette scese piano piano e là
Se accese mezzo sigaro toscano
Se mise du minuti a riposa
Salutò er pescatore e s'arzo in piedi
Pe risalì sur ponte e che fatica!
E ma lui e non se sentiva vecchio mica
Fu corpa der semafero bojaccia
E rivide Roma bella sotto ar sole d'oro
E giù per fiume scenni er barcarolo
E vide pure tante tante stelle
Erano tutte belle ciumachelle
Poi guardò in cielo e lenta arzò la mano
Scanzò la nuvola pe' potè guardà
Quer sole che oramai troppo lontano
Dava un saluto all'urtimo romano
L'angolo degli accordi:
Intro:Sim-Mi-Lam
Lam
Quer giorno lui s'era svejato strano
Rem
Rem
Pure er bastone je tremava in mano
Lam
Lam
Ma disse:"Faccio un sarto giù d'Augusto"
La
La
Compro er giornale e vengo a casa presto
Nun salutò nemmeno Gigi er macellaro
Mi
Mi
Guardò Trilussa con un soriso amaro
E Ponte Sisto che nun se vedeva
La
La
Pe' le gran machine e je dispiaceva
Passò er semafero pe' da n'occhiata ar fiume
Sim
Sim
Le scalette scese piano piano e là
Rem Lam
Rem Lam
Se accese mezzo sigaro toscano
Sim Mi La
Sim Mi La
Se mise du minuti a riposa
Salutò er pescatore e s'arzo in piedi
Lam Rem
Lam Rem
Pe risalì sur ponte e che fatica!
La
La
E ma lui e non se sentiva vecchio mica
Mi La
Mi La
Fu corpa der semafero bojaccia
E rivide Roma bella sotto ar sole d'oro
Mi
Mi
E giù per fiume scenni er barcarolo
E vide pure tante tante stelle
La
La
Erano tutte belle ciumachelle
Poi guardò in cielo e lenta arzò la mano
Sim
Sim
Scanzò la nuvola pe' potè guardà
Rem La
Rem La
Quer sole che oramai troppo lontano
Si La
Si La
Dava un saluto all'urtimo romano
L'angolo live:
Una bella versione live eseguita da Stefano a Radio Rock.
Rosso alla fine ci svela che la canzone l'ha composta negli anni '70 per un suo amico che si chiamava Remo de Roma.
L'angolo live:
Una bella versione live eseguita da Stefano a Radio Rock.
Rosso alla fine ci svela che la canzone l'ha composta negli anni '70 per un suo amico che si chiamava Remo de Roma.
Nessun commento:
Posta un commento